Comunicazione facilitata

Le pratiche descritte non sono accettate dalla medicina, non sono state sottoposte a verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o non le hanno superate. Potrebbero pertanto essere inefficaci o dannose per la salute. Le informazioni hanno solo fine illustrativo. Wikipedia non dà consigli medici: leggi le avvertenze.

La Comunicazione Facilitata (CF) è una tecnica non riconosciuta come valida dalla comunità scientifica ma impiegata da alcuni operatori ed educatori nel tentativo di aiutare persone con gravi disabilità psichiche e fisiche. Prevede l'impiego di una tabella alfabetica o di una tastiera, o di qualunque supporto su cui possano essere indicati o digitati numeri e lettere. L'operatore sostiene o tocca delicatamente il braccio o la mano della persona con disabilità nel tentativo di strutturare o amplificare i suoi movimenti.[1]

La Comunicazione Facilitata è una tecnica di Comunicazione aumentativa e alternativa, cioè un ausilio che sostituisce, integra o aumenta il linguaggio verbale orale, quando questo sia assente, non funzionale o molto carente. Molti ricercatori nel campo della disabilità la considerano una pseudoscienza che può anche causare disagi emotivi alle persone con disabilità comunicative che la impiegano, alle loro famiglie e agli operatori. Nel 2015 la Svezia ha proibito nelle proprie scuole speciali l'impiego della CF.[2]

LA CF è conosciuta anche come "digitazione assistita" (supported typing),[3] "feedback cinestesico progressivo" (progressive kinesthetic feedback),[4] e "aumento della risposta comunicativa scritta" (written output communication enhancement).[4] È simile a tecniche come quella del "suggerimento rapido" ("rapid prompting method", RPM),[5] noto anche come "informative pointing",[4] la cui efficacia non è dimostrata.[6][7][8]

L'assistente (detto "facilitatore") fornisce un supporto sia morale che fisico sostenendo o toccando, la mano, il polso, l'avambraccio, il gomito o la spalla (o altre parti del corpo)[9] della persona con disabilità, nota come "partner comunicante" o, più semplicemente "facilitato". Con questo aiuto, secondo i sostenitori del metodo, il facilitato indicherebbe su una tavola alfabetica, una tastiera di computer o un dispositivo simile lettere che formerebbero le parole e le frasi che altrimenti non potrebbe esprimere.[4]

  1. ^ David Auerbach, Facilitated Communication Is a Cult That Won’t Die, su Slate. URL consultato il 30 novembre 2015.
  2. ^ Criticized method prohibited by school, in SvD Nyheter, 23 dicembre 2014. URL consultato il 18 marzo 2015.
  3. ^ ISAAC Position Statement on Facilitated Communication: International Society for Augmentative and Alternative Communication, in Augmentative and Alternative Communication, vol. 30, n. 4, 2014, pp. 357–358, DOI:10.3109/07434618.2014.971492.
  4. ^ a b c d Scott O. Lilienfeld, Julia Marshall, James T. Todd e Howard C. Shane, The persistence of fad interventions in the face of negative scientific evidence: Facilitated Communication for autism as a case example, in Evidence-Based Communication Assessment and Intervention, vol. 8, 2 febbraio 2015, pp. 62–101, DOI:10.1080/17489539.2014.976332.
  5. ^ Stacey Burling, A pacesetting technique style for the autistic. She used the technique on her son. Some doubt the value of her methods., in Philadelphia Inquirer, Philadelphia, PA, 17 maggio 2004, p. C.1. URL consultato il 18 marzo 2015.
  6. ^ Kimberly Wombles, Some fads never die - they only hide behind other names: Facilitated Communication is not and never will be Augmentative Communication, in Evidence-Based Communication Assessment and Intervention, vol. 8, Taylor & Francis Group, 18 febbraio 2015, pp. 181–186, DOI:10.1080/17489539.2015.1012780. URL consultato il 18 marzo 2015.
  7. ^ Jason Travers, The Pseudoscientific Phenom—Facilitated Communication—Makes a Comeback, su The Asha Leader Blog, American-Speech-Language-Hearing Association. URL consultato il 10 aprile 2016.
  8. ^ Kim Wombles, Why Rapid Prompting Method Still Doesn’t Pass the Evidence-Based Test, su Science 2.0, ION Publications LLC. URL consultato il 10 aprile 2016.
  9. ^ Douglas Biklen, Communication Unbound: Autism and Praxis, in Harvard Educational Review, vol. 60, 1990, pp. 291–314, DOI:10.17763/haer.60.3.013h5022862vu732.

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